martedì 20 ottobre 2009

VICOLO DELL'ORSO

Vicolo dell'Orso

Circa tale denominazione vi sono opinioni diverse...

Gli Orsini
Gli Orsini nel medioevo, come dalle torri guelfe si notava, erano signori di questa contrada; e perciò da un loro stemma in marmo raffigurante un orso, che era all'angolo di V. del Soldato, avrebbe preso il nome la via. Secondo l'Adinolfi invece, avendo Nicolò III donato ad un Orso Colonna il Castel S.Angelo e due torri, che erano alla estremità di questa via, dalle quali egli riscuoteva la gabella sulle barche che passavano pel fiume, la V. avrebbe avuto da detto Orso il nome.

Il goffo bassorilievo
Il Maes crede che il nome derivi da un antico bassorilievo rappresentante un leone che si azzuffa con un cervo, nel quale il leone era rappresentato con tanta goffaggine che dal volgo poteva scambiarsi per un orso. Detto bassorilievo è incastrato all'angolo di V.del Soldato.

L'albergo dell'Orso
Infine altri crede dall'insegna dell'albergo (prima Osteria), tutt'ora esistente, ove abitò Montaigne, Rabelais e forse Dante, ambasciatore presso Bonifacio VIII nel giubileo del 1300, e secondo il Noack anche il Goethe, la prima volta che giunse in Roma nel 1786.
Non sappiamo gli altri, ma spesso Montaigne rischiava di uscire in barca, quando il tempo era piovoso: allora il Tevere rompeva proprio davanti all'Osteria, per allagare l'intera città.
In compenso, la locanda era ammobiliata assai riccamente, con un fasto che Parigi avrebbe potuto invidiare, e non vi mancavano bronzi, dorature, broccati di seta e d'oro degni di una corte.
Lo scheletro in gabinetto
Nella caditoia (cioè latrina pensile) medievale che sporge dal fianco dell'albergo dell'Orso, e che era murata probabilmente da secoli, fu trovato nel giugno 1936 uno scheletro d'ignoto.
Il ritrovamento avvenne nel corso di lavori di restauro. Alcuni denti robusti e sani confitti in un pezzo di mascella fecero pensare che lo scheletro fosse appartenuto a un giovane.

L'intraprendente Vannozza
Al capo opposto della via rispetto all'Osteria dell'Orso ce n'era una intitolata a un'altra fiera, il Leone. Era condotta da Vannozza de'Catanei, l'amante di Rodrigo Borgia, papa Allessandro VI, allora sposata a Jorno o Giorgio della Croce e poi in seconde (o,secondo alcuni, terze) nozze a Carlo Canale.
Vannozza e Carlo, in un anno di recessione, ottennero dal papa Alessandro di poter vendere vino senza averne pagato la bolletta.

La V. ebbe pure nome di Sistina da Sisto IV che la fece lastricare.

In questa contrada, sostituita poi da V.Condotti e p.di Spagna, affluivano i migliori ospiti che capitavano a Roma e, grazie ai bisogni della clientela, vi si erano stabiliti anche nolleggiatori di portantine, vetture e presta cavalli, dai quali un vic. poco discosto prese il nome.
La V. faceva parte dell'itinerario percorso dai papi, e perciò detta Pontificium, da non confondere con la V.Papae; in essa erano le note locande ciquecentesche della Stella e della Croce Bianca; era fiancheggiata dalla Chiesa di S.Maria de Ursis, o in Posterula, e dall'altra di S.Biagio della Tinta, così detta perchè prossima alle botteghe dei tintori, nel sec.XVI. Vi fu anche un deposito di frumento.

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