domenica 7 febbraio 2010

VIA DEL VELABRO

Via del Velabro
Già V.S. Giorgio in Velabro dall'om. chiesa. Qui nell'antica Roma, erano i mercanti di stoffe ed droghieri.
La contrada, nel primo MedioEvo, era nominata Velum aureum.
La città di Evandro
La parola velabro ci fa pensare a velus o palude, confermante l'opinione che in questo basso luogo, essendo allagato, vi veleggiassero, secondo la tradizione, i Troiani in vista della preistorica città di Evandro sul Palatino; e si vuole che per andare dall'Aventino al Palatino, fosse necessario, nelle piene del Tevere, transitare su nave.
Romolo e Remo
Secondo la tradizione Faustolo trovò in questa palude Romolo e Remo, allattati dalla lupa. Una razionalizzazione della leggenda avanza l'ipotesi che la "lupa" non fosse una benevola bestia, ma una misera prostituta che si concedeva anche ai pastori della zona.
Chiesa di S.Giorgio in Velabro
del VII sec., dedicata in origine a SS.Sebastiano e Giorgio. San Giorgio, di Cappadocia, comite di cavalleria, fu martirizzato nel 303, sotto Diocleziano; si raffigura a cavallo nell'atto che colla lancia ferisce a morte il dragone, simbolo del demonio, liberando da esso una vergine nuda e piangente. E' il patrono dell'Inghilterra ed i contadini l'hanno per protettore dei cavalli. Nel Medioevo, il 24 aprile, festa del Santo, il Senato Romano portava ogni anno l'offerta votiva di un calice d'oro a questa chiesa.
Alla porta di questa chiesa Cola di Rienzo (I,II) attaccò un cartello ove era scritto:"In breve tempo li Romani torneranno al loro buono stato".
Arco degli Argentari
Addossato alla Chiesa è il piccolo Arco degli Argentari, eretto dai banchieri e dai negozianti del sito in onore di Settimio Severo e dei suoi figli Caracalla e Geta, il nome e la figura del quale ultimo furono scalpellati dopo la damnatio memoriae.
Nelle pilastrate dell'arco si possono vedere alcuni fori , praticati, si crede, nel MedioEvo per cercare un tesoro nascosto. Una vecchia storia romana narra che il tesoro c'era davvero; se lo prese un inglese, che avendo letto in un libro antichissimo:"Tra la vacca e il toro troverai un gran tesoro" frugò tutta Roma, vide i rilievi dell'arco e in quelli, fra le altre cose, anche una vacca e un toro, fece scavare un buco e vi trovò un bel mucchio di monete d'oro.
Il Belli:
"Mo annamo all'arco de la vacca e'r toro;
ma si ne vedi dua, nun te confonne.
In quello ciuco se trovò er tesoro;
l'antro è l'arco de Giano Quattrofronne,
che un Russio vo pagallo a peso d'oro"
Cloaca Massima
La palude fu in parte prosciugata da Anco Marzio e lo fu poi completamente da Tarquinio Prisco con la costruzione della Cloaca Massima.
Di fronte all'Arco degli Argentari un misterioso budello passando sotto antichissimi archi, immette in un desolato recesso dove si possono ancora vedere scorrere le acque della Cloaca Massima, della quale Plinio (che per la vastità delle cloache definiva Roma "città pensile e navigabile di sotto") scrisse che "il suo vuoto era tanto capace da poter accogliere un carro carico quanto più di può di fieno".
Scrive Plinio il Vecchio:
"Faceva fare quest'opera Traquinio Prisco con le mani della plebe, ed era in dubbio se la fatica fosse più lunga o più pericolosa, perciocchè molti cittadini si uccidevano da loro stessi per fuggire tanta noia; al quale disonore trovò il re un rimedio nuovo e non più pensato nè prima nè poi, ché fece crocifiggere i corpi di tutti colore che s'uccidevano in questo modo, esponendoli alla pubblica vista in pasto alle fiere e agli uccelli. Onde il pudore che è proprio del popolo romano e spesse volte, anche nelle battaglia, ha racquistata la vittoria perduta, allora anco sovvenne, ma più forte che mai, perchè i vivi si vergognavano di ciò come se ancora dopo la morte s'avvessero avuto da vergognare".
Scrive invece il Lugli:
"La cloaca da venti secoli è ancora in piena efficienza; ma appunto per questo si consiglia il visitatore di rinunciare a prenderne conoscenza de visu, tanto più che il livello molto aumentato della città moderna coi suoi alti muraglioni la rende piena fino quasi alla volta".
Chiare e Fresche
Contrariamente a quel che si potrebbe pensare le acque della Cloaca appaiono qui limpidissime; questo fatto si deve all'abbondante infiltrazione di una sorgente, l'acqua Argentina, già considerata tra le migliori di Roma, ma oggi non più utilizzata.
La tela del Circo
Plutarco vuole che la contrada prendesse questo nome, perchè chi dava qualche spettacolo, faceva coprire con tele questa strada che conduceva al Circo, e questa tela era detta Velum.
Cesare
Svetonio ci fa sapere che Cesare, il giorno del trionfo Gallico, passando per il Velabro, fu quasi gittato dal carro per la rottura dell'asse.
Arco o Giano
Nel centro della p. è un arco o Giano il solo rimastoci quasi integro di queli che i Romani erigevano ai crocicchi per riparare i cittadini dal sole e dalla pioggia; avanzi di un altro Giano esistono sulla v.Flaminia a km.13 da Porta del Popolo, nella tenuta Malborghetto.
Da alcuni si ritenne fu costruito sotto Nerone e restaurato da Settimio Severo. Fu liberato dalla terra di riporto che in gran parte lo seppelliva ed isolato, nel 1827, e rispristinato con la demolizione della torre che i Frangipane vi avevano eretto
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1 commento:

  1. Questa chiesa, oltre ad essere oggi un luogo cult per i matrimoni di quelli che se la titano un po' è anche il luogo dove il 23 di aprile di ogni anno si tiene una celebrazione voluta e dedicata allo scautismo cattolico (in Italia AGESCI) di cui San Giorgio è il patrono.

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